Capitolo 319
"Luca," dico, tendendogli le mani. Lui alza un po' gli occhi per incontrare i miei, ma non si muove.
Sollevo solo le sopracciglia, con un tono di richiesta, e lui sospira e si solleva dalla porta, venendo a prendermi le mani e a sedersi al mio fianco. "La tua stanza è così carina", sussurro.
Ride, anche se non ci mette il cuore. "La mamma lo tiene come un santuario della mia infanzia", mormora. "Avevo un appartamento, ovviamente, in città. Ma l'ho venduto quando ho deciso di scappare all'Accademia. Ho investito i profitti nella palestra".