Capitolo 140 - JULIAN ADAMS (POV)
La riunione si è svolta senza intoppi, fatta eccezione per l'ansia che mi ribolliva nelle vene. Il mio disagio era così evidente che ogni volta che allentavo un po' di più la cravatta e aggiustavo il colletto, Amelie, la segretaria di Mike, mi offriva un bicchiere d'acqua.
Quando finalmente è finita e tutti si alzano, mi sento debole. Il sudore mi gocciola sotto la maglietta anche se l'aria condizionata è accesa. Mi pizzico la parte superiore del naso, cercando di alleviare la pressione nella testa, la minaccia di dolore che l'attraversava e mi faceva stringere i denti.
Mike si alza, dicendo qualcosa ad Amelie, ma io non ci faccio caso; sono così assorta nei miei conflitti che non riesco a capire una parola di quello che dice. Lei gli sorride... in effetti, ride piano, scuotendo la testa mentre gli prende i fogli dalle mani. Un sorriso sottile raggiunge anche le labbra di Mike, e i suoi occhi brillano tanto quanto quelli di Angelee.
Sono davvero così simili... non c'è da stupirsi che abbia creduto alle parole di quella sedicenne che non avevo mai incontrato prima. Riuscivo a vedere Mike in lei... no, tutti potevano vederlo. Ma hanno scelto di chiudere gli occhi e hanno cercato di convincere Mike a fare lo stesso.
Volevano che ignorasse il fatto di avere una figlia... che si era perso tutta la sua infanzia, tutti i momenti preziosi... Mike si è perso la prima parola che poteva essere papà e non riusciva a tenerla così piccola tra le sue braccia.