Capitolo 13 Guarda cosa mi fai, ragazza
Il viaggio di ritorno al nostro palazzo è stato piuttosto tranquillo. Le strade di New York City erano trafficate e il traffico era folle, quindi ci abbiamo messo un po' più di tempo del previsto. A volte, quando ci fermavamo ai semafori, Julian mi guardava finché il semaforo rosso non diventava verde. Lo so perché, anche se tenevo gli occhi fissi sulle persone che camminavano sul marciapiede, sentivo il suo sguardo sulla mia pelle, che mi scaldava come se fossi sotto il sole.
Quando siamo arrivati al parcheggio dell'edificio, ho notato come le mani di Julian tenevano il volante con fermezza, vene che gli scorrevano lungo la pelle, e come a volte si affidasse a una sola mano per spingere la macchina nel suo posto. Quando finalmente la macchina si ferma, Julian allunga la mano per afferrare le borse prima che io possa farlo, e sono stupita dalla facilità con cui le prende; le sue mani sono così grandi che non sembrano poi così tante. Alla mia evidente espressione di sorpresa, mi fa un sorriso sottile che mi fa venire ancora più farfalle nello stomaco.
Esco velocemente dalla macchina, lasciando che un respiro d'aria senza l'odore di Julian mi riempia i polmoni, e lui fa lo stesso, chiudendo goffamente la portiera mentre trasporta tutte le borse .
I miei tacchi battono leggermente sul pavimento, e ora sono un po' più abituata al nuovo suono dei miei passi, ma non riesco ad abituarmi al modo in cui Julian mi guarda, osservando le curve del mio corpo, probabilmente ricordando come appaio quando non ho vestiti addosso... almeno, con pochissimi vestiti. Chiamo l'ascensore premendo rapidamente e con forza il pulsante, e pochi istanti dopo siamo dentro quel cubicolo chiuso, e sto di nuovo annegando nel suo profumo. Non è che Julian abbia passato troppa colonia, sono solo diventata estremamente consapevole di questo odore che mi solletica il basso ventre... consapevole al punto da perdere la cognizione del tempo perché la cosa successiva che so è che le porte dell'ascensore si stanno aprendo al nostro piano.
Julian mi segue a passi lenti mentre mi avvicino alla porta e prendo le chiavi. Solo il loro tintinnio riempie il silenzio, poiché né la mia voce né quella di Julian osano scappare. Ma riesco a percepire la tensione tra noi, l'attrazione che tira i nostri corpi e mantiene le nostre menti concentrate l'una sull'altra. Spero almeno che questo effetto non riguardi solo me.