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Capitoli

  1. Capitolo 1
  2. Capitolo 2
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  4. Capitolo 4
  5. Capitolo 5
  6. Capitolo 6
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  45. Capitolo 45
  46. Capitolo 46
  47. Capitolo 47
  48. Capitolo 48
  49. Capitolo 49
  50. Capitolo 50

Capitolo 4

Mentre lei singhiozzava e cercava di premere il suo corpo lungo e agile contro il suo, vidi l'espressione di freddo disinteresse sul suo viso e poi distolsi lo sguardo, arrossendo per l'imbarazzo quando lui rivolse su di me tutta la forza di quei freddi occhi grigi. "Ho sentito... che eri stato aggredito... da una pazza puttana..."

La allontanò da sé e continuò a guardarmi, i suoi occhi godevano del mio disagio.

Mi spostai a disagio da un piede all'altro mentre i suoi occhi percorrevano la lunghezza del mio succinto vestito rosso con la spallina. Rendendosi conto che non la stava guardando, si guardò intorno, il suo sguardo amaro e folle si posò su di me. Immediatamente, la donna si voltò verso di me.

"Piccola vagabonda! Come osi rubare il mio...!" urlò come una megera mentre si lanciava su di me. Mi spostai rapidamente di lato quando vidi che era ubriaca, ma lei sterzò selvaggiamente mentre strillava, "TROIA!"

Ma il grande uomo si mosse rapidamente.

"Patricia,' disse con una voce che poteva tagliare il ghiaccio,' ti avevo detto che era finita. Ora vattene a quel paese.' Disse in modo così piatto, | quasi si sentì dispiaciuto per la donna. Lei si voltò verso di lui, con gli occhi appannati, e poi, barcollando, si strappò la parte anteriore del suo abito leggero, 'Tesoro, guardami, ci siamo divertiti così tanto... A Dubai, a Nizza...'

Ho sussultato. Era mezza nuda, letteralmente in ginocchio, ora, le sue lunghe mani sottili armeggiavano intorno alla sua vita, cercando di tirargli fuori...? La mia bocca si è spalancata per lo shock. Che spregevolezza. Si stava umiliando.

La donna, a quattro zampe, ora implorava, ma l'uomo la spinse via e ruggì: "Evans! Das! Dove diavolo sei?"

Due uomini si precipitarono dentro, senza guardare la donna sul pavimento che ora era completamente nuda e che gemeva, mentre ruggiva,

"PORTATE QUESTO FOTTUTO PEZZO DI MERDA UBRIACO FUORI DAL MIO UFFICIO!" E mentre la donna veniva tirata in piedi senza tante cerimonie dagli uomini che sembravano più vuoti che mai, lui urlò.

"SE QUALCUNO DI VOI LA MANDA DENTRO DI NUOVO, SIETE...' Le guardie erano fuori dalla stanza, sembravano essere braccate dai diavoli e la porta si chiuse di colpo dietro di loro. L'uomo, con le spalle che si sollevavano, i muscoli forti che si muovevano sotto la camicia , si diresse verso la porta e la chiuse a chiave.

Sentii la paura salire dentro di me. Ma ad accompagnare la paura c'era qualcosa come...? Non sapevo cosa fosse. Era... attrazione? Raddrizzando le spalle, scacciai rapidamente QUEL pensiero dalla mia testa.

Ero una romantica incallita, nonostante tutto quello che mi era successo. Credevo nell'amore, nel tenermi per mano e nei baci dolci. Volevo il matrimonio e i bambini, tanti, e un amante gentile. Non quest'uomo che mi faceva rimpicciolire dalla paura. Ma poi, chiese freddamente un'altra parte della mia mente, perché le mie mutandine erano così bagnate, solo guardando l'uomo davanti a me?

Per prima cosa, quell'uomo deve avere almeno quindici anni più di me. E poi, le tattiche da cavernicolo che ha impiegato dovrebbero farmi ribrezzo, giusto?, mi sono detto.

Raccogliendo il mio coraggio, chiesi: Ca...Posso andare? Io...l...Mi dispiace.'

Sembrava essersi dimenticato di me e al suono della mia voce, che era poco più di un sussurro tremolante, si voltò lentamente. Si era sbottonato la camicia fino alla vita mentre beveva da un bicchiere di cristallo, gettando la testa all'indietro mentre lo tracannava. Non riuscivo a staccare gli occhi dal suo petto. Addominali piatti, muscoli forti, un petto irsuto e... Deglutii e incontrai il suo sguardo.

Il mio viso si riscaldò quando vidi la lenta speculazione nel suo sguardo grigio. Feci un passo indietro. Il luccichio predatorio mi stava facendo delle cose. Sentii un'insolita umidità tra le gambe e mi spostai a disagio. "Per favore..." sussurrai e lui emise un suono basso. Un ringhio.

"Per favore, cosa, ragazzina?" disse e la sua voce era un roco brontolio. Si mosse lentamente in avanti, come una pantera che insegue la sua preda e i miei occhi si spalancarono per l'allarme. Indietreggiai.

"P...posso andare...?" dissi, ma la mia voce tradiva il mio nervosismo.

Si fermò a pochi metri da me, stringendo e aprendo le mani. "Quanti anni hai, piccola sgualdrina?" disse all'improvviso e io sbattei le palpebre.

Passandomi la punta della lingua sul labbro, mi bloccai quando vidi il suo sguardo fermato dal mio movimento. Sembrava ipnotizzato dal mio gesto e mi schiarii la gola, pensando velocemente.

Forse stava meditando un'azione contro di me per essere entrato nel club essendo minorenne? Non ero sicuro dei limiti di età ma...Pensando velocemente, balbettai,

«Otto... intendo venti», dissi, cercando di non distogliere lo sguardo.

La zia Beth diceva sempre che ero pessimo nel dire bugie.

L'uomo si avvicinò e vidi che il suo naso si era rotto a un certo punto e si era rimarginato ma non troppo bene. Gli davano un'aria spaventosa, le labbra sottili e ben definite che erano disposte in una linea ferma, quegli occhi grigi che sembravano poter vedere nella mia anima. Il viso sfregiato e butterato. Brutto ma autorevole.

La sua presenza era inquietante; volevo mantenere le distanze ma come una falena, mi sentivo attratta da lui. Respirando tremante, indietreggiai di nuovo e mi ritrovai contro il muro mentre lui si avvicinava furtivamente, accerchiandomi. Non era molto alto, ma decisamente più grande di me. Ma era l'ampiezza delle sue spalle, il modo in cui era costruito come un toro, che mi faceva trattenere il respiro.

Lui sorrise, un sorriso sinistro e privo di umorismo. E poi sbatté la mano, con i palmi in avanti, sul muro accanto al mio viso e io sussultai mentre ansimavo, voltandomi, chiudendo gli occhi.

Il suo respiro, caldo e carico di whisky, mi sfiorava il viso mentre si avvicinava e ringhiava: "Non mi piacciono i bugiardi, ragazzina".

Tremavo di paura... e di un'eccitazione che faceva risaltare i miei capezzoli come diamanti duri. Sperando, pregando che non li vedesse, sussurrai, voltandomi a guardarlo,

"Io... io mi dispiace tanto... ho diciotto anni ma sarò..." Si lanciò via con una serie di imprecazioni e parole volgari che mi fecero tremare e scioccare.

Ave Maria, pensai tra me e me febbrilmente, cosa mi sarebbe successo...?

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