Capitolo 29
Liberandomi le braccia, mi afferrò una manciata di capelli nel pugno, avvolgendo selvaggiamente l'altro braccio attorno alla mia vita, intrappolandomi senza sforzo in un abbraccio brutale che non aveva nulla a che fare con l'amore. Mentre ansimavo per il dolore, abbassò la testa, baciandomi con ferocia e premendo la sua bocca sulla mia. Non c'era amore, non c'era dolcezza. Solo che aveva bisogno di marchiarmi come sua.
Quando alzò la testa, sentii il sapore del sangue. Mi gettò via, il suo volto rifletteva disgusto per se stesso.
Respirando affannosamente, con gli occhi spalancati per lo shock e una serie di emozioni contrastanti, lo guardai, toccandomi la bocca ammaccata, consapevole che avrei avuto lividi sempre più scuri sulle braccia dove aveva affondato le sue dita dure nelle mie braccia in modo così brutale.
Si voltò, i suoi occhi scintillavano quasi malvagiamente nella debole luce. I suoi occhi caddero sui miei seni pesanti, i capezzoli chiaramente delineati attraverso il tessuto ruvido della mia veste, perché aveva ancora il potere di eccitarmi, anche con la sua crudeltà. Con un ringhio basso, si avvicinò di nuovo, accarezzandomi rudemente i seni pieni, la sua bocca si muoveva febbrilmente sulla mia gola, pizzicando e mordendo, e come una sciocca, mi sentii rispondere, arrendermi a lui. Stordita, ero consapevole dei suoi movimenti, perché ero come una persona drogata. Quando allungò una mano attraverso la tunica, aprendomi le gambe, le sue grandi mani carnose che cercavano la mia femminilità, improvvisamente riacquistai una parvenza del mio ingegno.
"No, ho gridato in preda al panico, dimenandomi mentre lui mi teneva prigioniera tra le sue braccia, e ho capito cosa intendeva fare." La sua erezione, massiccia e dura, spingeva contro di me, esigente.