Capitolo 128
Proserpina
Quando sono arrivato alla Safe House, era già l'alba. Sono stato portato in un vialetto, apparentemente anonimo, in una strada con case simili. Mentre la macchina si fermava, la portiera si è aperta. Schwartz era già lì, il suo bel viso sembrava tirato e ansioso. Come me, evidentemente non aveva chiuso occhio. L'ombra scura della sua barba accentuava la stanchezza sul suo viso.
Era al telefono e mi fece un vago cenno di assenso, indicando con la mano che gli uomini con lui dovevano precederlo. L'autista e la scorta della mia auto furono rapidamente sostituiti dagli uomini di Schwartz.
Ero seduta, rigida come un fuso, cercando di non farmi prendere dal panico. Volevo disperatamente vedere i miei figli, tenerli in braccio, avere la presenza grande, calda e solida di Lucien al mio fianco.
Ma l'espressione sul volto di mio marito quando mi aveva lasciata mi spaventava.