Capitolo 29 Una fitta di dolore
ALESSANDRO
Le sue palpebre si chiusero e sentii un barlume di preoccupazione attraversarmi. Avevo lottato per trattenermi dal devastarla completamente... Ma non avevo mai provato quel tipo di fame prima... Sì, a volte mi veniva voglia di uccidere e lo facevo... Ma non quando facevo sesso... Abbassai lentamente le sue gambe, grugnendo mentre mi spremevo fuori da lei, sibilando leggermente. Cazzo, era stretta.
Era stata perfetta, oltre la fottuta perfezione... Dopo averla assaggiata, mi sentii come se mi fossi perso qualcosa per tutta la vita... Anche il suo sapore... Mi aveva fatto impazzire e non ero riuscito a trattenermi.
Sollevai il suo corpo immobile, come in una sposa. Cercai di ignorare la sensazione estranea che ora si era insediata nel mio petto, seppellendola. Raccolsi i miei pantaloni, cullandola con un braccio mentre li indossavo. La stanza odorava di sesso, sudore e del delizioso profumo della sua eccitazione. Potevo abituarmi a questo paradiso in terra...
Aggrottai la fronte profondamente, raccolsi la mia maglietta strappata e gliela drappeggiai sul corpo prima di uscire dall'ufficio. Non ero sicuro che qualcuno l'avesse sentita urlare perché era stata fottutamente rumorosa. Sorrisi compiaciuto al pensiero. Mi piaceva, dimostrava che le piaceva. Quello era un altro fottuto problema, non me ne frega un cazzo dei bisogni di una donna. Presi quello che volevo e basta, ma in realtà volevo darle piacere... Camminai lungo il corridoio verso la sua stanza solo per trovarmi faccia a faccia non con un fottuto cucciolo, ma con tre...