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Capitoli

  1. Capitolo 1- Sogni infranti
  2. Capitolo 2 – Negoziare da soli
  3. Capitolo 3 – Re non cooperativo
  4. Capitolo 4 – Liberati
  5. Capitolo 5
  6. Capitolo 6
  7. Capitolo 7
  8. Capitolo 8
  9. Capitolo 9
  10. Capitolo 10
  11. Capitolo 11
  12. Capitolo 12
  13. Capitolo 13
  14. Capitolo 14
  15. Capitolo 15
  16. Capitolo 16
  17. Capitolo 17
  18. Capitolo 18
  19. Capitolo 19
  20. Capitolo 20
  21. Capitolo 21
  22. Capitolo 22
  23. Capitolo 23
  24. Capitolo 24
  25. Capitolo 25
  26. Capitolo 26
  27. Capitolo 27
  28. Capitolo 28
  29. Capitolo 29
  30. Capitolo 30
  31. Capitolo 31
  32. Capitolo 32
  33. Capitolo 33
  34. Capitolo 34
  35. Capitolo 35
  36. Capitolo 36
  37. Capitolo 37
  38. Capitolo 38
  39. Capitolo 39
  40. Capitolo 40
  41. Capitolo 41
  42. Capitolo 42
  43. Capitolo 43
  44. Capitolo 44
  45. Capitolo 45
  46. Capitolo 46
  47. Capitolo 47
  48. Capitolo 48
  49. Capitolo 49
  50. Capitolo 50

Capitolo 166

"Quello che è successo?" chiede Kent, facendo un passo più vicino a me, guardandomi torvamente così devo inclinare la testa all'indietro e guardarlo. "Ti ha toccato?"

Allora guardo Kent accigliato, con un po' di sfida che mi si stringe nello stomaco mentre mi guarda torvo. "Lui...non avrebbe dovuto toccarmi?" chiedo. "Era un appuntamento, Kent. Lo sapevi quando mi hai mandato."

Vedo allora la rabbia crescere in lui, visibile nell'apertura delle sue narici, nel contrarre la sua mascella, nel modo in cui le sue spalle si flettono all'indietro e le sue dita si piegano verso i pugni. "Non voglio che ti tocchi, Fay." Kent guarda in cagnesco, la sua voce è appena più forte di un sussurro ed è pericolosa nelle sue profondità.

"Bene, allora cosa vuoi, Kent," rispondo, senza muovermi di un centimetro e guardandolo in faccia. "Vuoi informazioni? O vuoi che io non venga toccato? Perché... non sono sicuro che tu possa avere entrambe le cose."

Un rimbombo risuona nel profondo del petto di Kent e lui si avvicina a me, ma poi, con mia sorpresa, si frena, indietreggia e fa scivolare dolcemente le mani nelle tasche mentre mi osserva dalla testa ai piedi. La rabbia è ancora lì - e, beh, la gelosia, se devo darle un nome - ma vedo che anche la sua curiosità è al culmine. "Di sopra", ordina, indicando le scale. "Ora."

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