Capitolo 7
La sera prima era un po' fuori controllo. Cliff insistette per continuare la festa anche dopo che ne avevano più che abbastanza.
Quando l'autista lasciò Murray alla sua villa, stava sorgendo l'alba. Era appena crollato sul letto, l'ondata di sonnolenza lo travolgeva, ma si costrinse a barcollare fino al bagno per una doccia veloce.
"Forse Roseanne non mi rimprovererà?" si chiese Murray, nel suo stato di intontimento.
Si svegliò di nuovo, questa volta con il dolore.
"Accidenti..." gemette, tenendosi lo stomaco mentre rotolava fuori dal letto.
"Mi sta uccidendo lo stomaco! Anne..." Si fermò a metà frase, con un'espressione accigliata che gli corrugava la fronte. Roseanne questa volta serbava rancore, più che nel loro ultimo litigio.
"Bene, vediamo per quanto tempo riesce a resistere. Ma dove sono le medicine?" Murray frugò nel soggiorno, controllando ogni possibile spazio di archiviazione, ma non riuscì a trovare il kit di pronto soccorso.
Chiamò Sadie.
Sadie rispose al telefono. "Cerchi degli antiacidi? Sono nella scatola dei medicinali."
Le tempie di Murray pulsavano mentre prendeva un profondo respiro. "E dov'è?"
Sadie aggiunse, "Nel cassetto della cabina armadio della tua camera da letto. La signorina Cole ha detto che hai spesso problemi di stomaco dopo aver bevuto, quindi si è assicurata di farne scorta e di tenerlo vicino... Pronto? Ci sei ancora? Perché hai riattaccato..."
Come previsto, Murray trovò la scatola dei medicinali nel cassetto, rifornita con la sua solita serie di rimedi per lo stomaco. Dopo aver preso la medicina e aver sentito il dolore attenuarsi, i suoi nervi tesi si rilassarono.
Mentre rimetteva a posto il cassetto, qualcosa catturò la sua attenzione. Tutti i gioielli di Roseanne, le borse firmate e tutto il resto erano ancora lì, tranne tutti i suoi documenti come la carta d'identità, il passaporto e i diplomi. Era sparito tutto. E anche una delle valigie che di solito stava nell'angolo era scomparsa.
Murray rimase immobile, con la rabbia che gli ribolliva dentro.
"Fantastico... semplicemente fantastico..." borbottò più volte, annuendo sarcasticamente.
Murray imprecò silenziosamente: "Più vizi le donne, più il loro ego si gonfia".
Proprio in quel momento, sentì la porta d'ingresso aprirsi. Murray si diresse immediatamente al piano di sotto. "Cosa ci fai qui?"
Hertha si stava togliendo le scarpe, guardando in alto sorpresa. "Chi altro ti aspettavi?"
Murray sedette pigramente sul divano, disinteressato. "Cosa vuoi? Qualcosa di urgente?"
"Ho sentito che hai di nuovo problemi allo stomaco. Quindi, eccomi qui, mandata dalla nostra cara mamma a controllare il mio amato fratello." Mentre parlava, Hertha si diresse verso la cucina, "Non ho ancora pranzato e ho pensato che tanto valeva dormire qui."
Un altro motivo per cui aveva una buona impressione di Roseanne erano le sue abilità culinarie.
Ma dopo mezzo minuto, chiese curiosa: "Murray, perché sembra una cucina fantasma qui? Dov'è Roseanne? Non è a casa oggi? Che strano."
Di solito, a quest'ora, Roseanne avrebbe preparato un pasto, aspettando che Murray arrivasse e, se la fortuna fosse stata dalla parte di Hertha, avrebbe potuto unirsi a loro.
Sentì di nuovo il nome di Roseanne. Murray si massaggiò le tempie, desiderando di essere lasciato solo.
Delusa, Hertha uscì dalla cucina. "Roseanne non si sente bene? L'ho vista ieri all'ospedale, e sembrava pallida..."
"L'hai vista all'ospedale?" Murray si raddrizzò un po'.
Hertha annuì immediatamente. "Sì, ero in visita dalla Sig. ra Payne al Serenity Health Hospital e ho incontrato Roseanne all'ingresso. E indovina un po', Murray? La Sig. ra Payne ha accettato di prendermi in considerazione per una posizione di dottorato diretta!"
Lui si accigliò. "Perché Roseanne era in ospedale?"
Hertha ribatté impaziente, "Come potrei saperlo? Se tu non ne hai idea, come faccio ad averne una minima idea?"
Murray rimase in silenzio.
"Potrebbe non essere malata. Forse era in visita a qualcuno? Ma non ho mai sentito che Roseanne abbia degli amici. La sua vita è tutta incentrata su di te, e poi ancora su di te..."
Murray la interruppe. "Hai finito?"
Hertha lasciò uscire un sorpreso "Eh."
"Se hai finito di parlare, per favore vattene. Ho bisogno di dormire ancora." Murray si alzò.
"Cioè... mi stai buttando fuori? Bene, me ne vado." Hertha borbottò mentre si metteva le scarpe, "Non sono venuta qui senza un motivo oggi."