Capitolo 6 Aiutami a fare il bagno
Emily istintivamente avrebbe voluto rifiutare. Da quando lei ed Ethan avevano iniziato a frequentarsi, lui aveva sottilmente insistito per una maggiore intimità.
Ma Emily aveva sempre immaginato di conservare quella parte di sé per la prima notte di nozze, condividendo la sua prima volta con suo marito. Finora, il suo rapporto con Ethan si era limitato a tenersi per mano, abbracciarsi, niente di più.
Ma ora conosceva a malapena Liam. Si erano incontrati solo una volta, e ora ci si aspettava che condividesse il letto con lui? Stava succedendo tutto troppo in fretta perché lei potesse elaborarlo.
Liam, tuttavia, non sembrava turbato dalla sua espressione sbalordita. Il suo tono era pacato, quasi distaccato, mentre diceva: "Siamo sposati. Non è naturale per noi dormire insieme?"
Fece una pausa, socchiudendo leggermente gli occhi mentre la studiava. Poi, senza preavviso, aggiunse: "Oppure... ti senti a disagio perché sono disabile?"
Emily stava per spiegare, ma prima che potesse dire una parola, colse un fugace segno di autoironia attraversargli il volto.
"Chiedo scusa", mormorò, con la voce improvvisamente carica di amarezza. "Certo, nessuno accetterebbe un marito disabile."
Emily sentì un nodo alla gola e lo interruppe rapidamente, con voce incalzante. "No, no! Non la penso affatto così!"
Fece un respiro profondo, con un tono fermo e una punta di risolutezza. "Ora siamo sposati. Condividere il letto è ciò che fanno le coppie sposate. Per me va bene."
Eppure, il pensiero di essere così vicina a qualcuno che conosceva appena le provocava un'ondata di disagio nel petto.
Ma ormai non c'era più modo di tornare indietro. Doveva solo adattarsi.
Liam colse l'esitazione nei suoi occhi, il suo sguardo indecifrabile mentre annuiva leggermente. Dopo un attimo, parlò di nuovo, con voce più dolce. "Si sta facendo tardi. Di solito vado a letto presto. Spero che tu possa adattarti ai miei orari."
Emily annuì rapidamente, anche se aveva lo stomaco sottosopra. "Va bene. Porto dentro la mia valigia."
"Aspetta", lo interruppe Liam con voce ferma. "Date le mie condizioni fisiche, ho sempre chiesto aiuto al personale di casa per certe cose. Ma ora che sei qui, preferirei non disturbare nessun altro."
Detto questo, si diresse verso il bagno.
"Cosa?" Emily si bloccò, mentre la confusione la pervadeva.
Si fermò davanti alla porta del bagno, aprendola con un movimento fluido. Poi si voltò verso di lei, con sguardo impassibile. "Aiutami a lavarmi."
Emily sentì la bocca seccarsi. "Come?"
Alzò un sopracciglio, con un tono quasi canzonatorio. "Aiutandomi a spogliarmi , ovviamente."
Spalancò gli occhi incredula. Ma ricordando ciò che Liam aveva appena detto, deglutì a fatica, costringendosi ad avanzare, con i nervi che si tendevano a ogni passo.
Lo fissò, ricordandosi silenziosamente che, per quanto insolito o scomodo fosse quel momento, lui era suo marito. Faceva parte del suo dovere.
Le sue mani tremavano mentre le stringeva a pugno, per poi estenderle lentamente verso i bottoni della sua camicia.
I pulsanti erano minuscoli, dal design delicato, e i suoi palmi erano imperlati di sudore nervoso. Per quanto si sforzasse, le sue dita sembravano avere una mente propria, scivolando ripetutamente sul primo pulsante senza successo.
Liam rimase immobile, con un luccichio divertito negli occhi mentre la osservava lottare.
Sapeva che lei doveva risentirsene, risentirsi di dover prendersi cura di un disabile come lui. Rimase immobile, curioso di vedere per quanto tempo avrebbe nascosto il suo disagio.
Con sua sorpresa, sebbene inizialmente agitata, Emily riacquistò rapidamente la compostezza. Con la determinazione impressa sul volto, continuò il suo lavoro, slacciando lentamente ogni bottone uno per uno.
Mentre il tessuto della sua camicia si apriva, il suo petto scolpito e muscoloso si rivelò in tutto il suo splendore.
La sua energia grezza e maschile riempiva l'aria, la potenza del suo corpo era innegabile.
Emily non era mai stata così vicina a un uomo prima, e mentre i suoi occhi gli guance si posavano sul petto, le si tinsero di un rosso intenso. Le mani le tremavano, il respiro le si mozzò in gola.
Osservò ogni piccolo cambiamento nella sua espressione, sentendo un'ondata di fiducia. Era certo di avere la meglio.
Proprio in quel momento, le sue dita morbide e fresche gli sfiorarono l'addome. Il contatto fu breve, ma lo travolse come una scossa.
Il suo corpo si irrigidì mentre un'ondata di calore lo travolgeva. Era come se ogni pulsazione del suo sangue si fosse concentrata in un unico punto, innescando un'ondata di calore che si diffuse rapidamente in tutto il corpo.