Capitolo 13
Michael parcheggiò davanti alla villa dei suoi genitori. Spense il motore e sospirò, desiderava tanto parlare con la donna accanto a lui. Sapeva di averla ferita quella sera e il cielo sa quanto non volesse farlo, se lei non gli avesse urlato contro o non gli avesse risposto male, non l'avrebbe fatto. Era abituato a urlare alla gente e loro se ne stavano lì a testa bassa, nessuno di loro osava guardarlo, figuriamoci parlare o urlargli contro. Ma lei lo fece e la cosa lo infastidì.
La guardò e la vide seduta a testa bassa, ovviamente in attesa che lui scendesse per primo dall'auto, sentì l'impulso di allungare la mano per toccarla e quando le sue mani vollero obbedire, le strinse per trattenersi, perché avrebbe dovuto consolarla? Quello che aveva fatto quella sera non era nemmeno un quarto di quello che lei gli aveva fatto. La legge di natura dice che raccogli ciò che semini e lei sta raccogliendo solo i suoi, quindi perché avrebbe dovuto sentirsi in colpa? Il motivo principale per cui l'aveva sposata era vendicarsi del dolore che lei gli aveva fatto vivere per anni, voleva solo che lei ne provasse un assaggio e quella notte era solo l'inizio, pensando a questo, scese dall'auto e passò davanti a tutti i servi che lo stavano accogliendo.
Emily lo seguì e sorrise ai servi che la salutarono, non importa cosa, deve comportarsi felice, non può far sapere a nessuno cosa sta succedendo a casa e non solo perché non vuole che spettegolino ma perché ora ha il vago timore di essere sposata con un mostro. Il suo atteggiamento quella notte aveva appena dimostrato che lui non è l'uomo che può permettersi di offendere, sembra come se fosse sposata con il diavolo in persona.