Capitolo 118
Punto di vista della libertà
Eravamo soli ora, fatta eccezione per alcuni dei suoi guerrieri che si trovavano abbastanza lontani da farci sentire isolati. Mi porta molto lentamente attraverso i boschi, prendendosi il suo tempo per stare attento con me. Non ce n'è bisogno, mi sento al sicuro tra le sue braccia, anche se stava correndo a una velocità di cento miglia all'ora.
La mia testa è appoggiata al suo petto, i miei occhi lacrimano mentre cerco di soffocare i miei singhiozzi silenziosi. Non appartenevo davvero a questo posto, non importa quanto mi sentissi bene tra le sue braccia.
" Lasciami andare..." singhiozzo piano, mentre lacrime delicate mi scendono lungo le guance. Non appartenevo davvero a questo nuovo mondo che avevo scoperto. Mi spaventava.
" Non posso, micio, non ora. Non ora che finalmente ti ho trovato." Fa quasi le fusa, come il gatto che continua a chiamare me. La sua voce è come una ninna nanna nel mio orecchio e mi chiama a dormire finché uno dei suoi guerrieri non interrompe quella melodia pacifica.