Capitolo 318
Adornare
Pensavo davvero che sarei stata motivata, ma non appena Charles mi lasciò sola con i libri, quella profonda resistenza mi colpì di nuovo. Tirai di nuovo verso di me il libro aperto. Era una cosa enorme e spessa. Non c'erano diagrammi, né tabelle, solo pagine e pagine di parole. La mia testa stava iniziando a farmi male e mi strofinai gli occhi. Era ridicolo. Avevo trent'anni, ed eccomi qui, a comportarmi come se fossi al liceo, odiando di nuovo i miei compiti di inglese. Feci il broncio, ascoltando il suono di Eason e George che tornavano. Eason stava ridendo, la sua voce risuonava nel corridoio. Sembrava più felice di quanto pensassi di averlo mai sentito. Scese lungo il corridoio. "Ci stai ancora lavorando?" chiese Eason. Gli feci segno di andarsene. "Lo farò io."
"Lo so," disse Eason. " Vuoi qualcosa dalla cucina?" Scossi la testa. "Vai a riposare." Eason canticchiò. "Lo farò... Perché non fai una pausa scarabocchi?" Le mie labbra si contrassero al pensiero. La mia mente tornò involontariamente a un tempo in cui il concetto di una pausa doodle sembrava l'unica cosa che mi aiutasse a superare la giornata. Quando i miei problemi potevano essere messi in pausa per qualche minuto di pace. Quando era stata l'ultima volta che mi ero presa una pausa doodle? Quando ero al college?
Dopo? No, doveva essere più tardi. Lo ricordo. Penso di essere stata nella sala da pranzo. Fu durante il mio matrimonio con Devin. Il solo pensiero mi fece innervosire per il risentimento.
Devin se n'era andato. Cecil aveva solo due anni all'epoca ed era un concentrato di energia sconfinata. Quella mattina, Devin e io avevamo litigato prima che se ne andasse. Si era lamentato di non avere niente da indossare, il che era vero perché non lavavo i vestiti da settimane. Semplicemente non riuscivo a farlo. Avevo comprato a Cecil vestiti per un'altra settimana, o forse qualcun altro l'aveva fatto. Non mi preoccupavo di cambiarmi abbastanza spesso da rimanere senza vestiti. Lui era uscito furibondo in pigiama, imprecando contro di me perché avevo bisogno di un completo, e mi sono resa conto che non avevo nemmeno mandato i suoi completi in lavanderia. Peggio ancora, non me ne era importato niente. Non era stato fino a quando Cecil si era sporcata così tanto da non avere più niente da indossare se fosse successo un altro incidente che avevo ceduto. Trascinai il suo cesto di vestiti al piano di sotto per cercare di arrivare alla lavanderia. Ricordo di essermi seduta sulle scale mentre Cecil era fuori per un pisolino, solo per convincermi a mettere quegli stupidi vestiti nella stupida lavatrice.