Capitolo 326 Autoincriminazione
Lei
I lampadari dorati dell'aula di tribunale sembrarono affievolirsi quando il giudice Milton fece cenno a me e al signor Westbrook di entrare nel suo ufficio privato.
L'attesa era soffocante, ogni passo echeggiava con una gravità che sembrava schiacciante. La grandiosità dell'aula di tribunale lasciò il posto ai confini più intimi delle stanze del giudice Milton, una stanza immersa nella storia, con pannelli di legno scuro, scaffali pieni di libri rilegati in pelle e una magnifica scrivania in mogano che sembrava aver visto secoli di giustizia dispensata dietro di sé.
Mentre la porta si chiudeva alle nostre spalle, Westbrook non perse tempo. "È una piccola bugiarda sporca, Vostro Onore!" sputò, puntandomi un dito accusatore. Il veleno nella sua voce mi fece rabbrividire, ma non glielo avrei fatto vedere.
Il giudice Milton, da sempre incarnazione dell'autorità, non alzò lo sguardo dalla scrivania. "Vi asterrete dal fare attacchi personali nel mio ufficio", disse con calma, sebbene l'avvertimento fosse inequivocabile.