Capitolo 26 Tempo di gioco con il signor gallo (2)
Sapeva di essere sexy, non c'erano dubbi, ma quello che non sapeva era che io la stavo prendendo di mira. Sapevo che non mi avrebbe mai lasciato andare, ma che era tutto un gioco del gatto e del topo, in cui mi aveva incastrato per farla diventare la preda, così da potermi poi minacciare per ottenere ciò che voleva ogni volta che voleva.
Mia mi accarezzò il collo con le dita e io rabbrividii involontariamente. La sua mano era come seta, mentre le sue dita sottili e piccole si avvolgevano intorno ai miei capelli, tirandomi delicatamente la base del collo. Sentii le sue unghie sfiorarmi le spalle e, prima che potessi muovermi, mi si accasciò addosso, lasciando cadere il suo sedere sodo sul mio grembo ansimante.
Gemetti. "Papà, non vuoi giocare con la tua bambina?" chiese scherzosamente.