Capitolo 34 n.34
L'ultima speranza di Emma morì con quella telefonata. Il suo aggressore continuò ad aggredirla. Le afferrò i seni con tocchi forti e lei continuò a scalciare e urlare sotto di lui. La sua bocca le scivolò lungo il collo in baci e morsi sbavati e sciatti.
" Una pelle così morbida", commentò. "E i tuoi seni sono perfetti. Belli e giovani. Proprio come piacciono a me". Fece per mettersene uno in bocca, ma Emma si dimenò e lottò contro di lui. Con le gambe libere, si spinse su e lui cadde all'indietro. Cercò di alzarsi, disperata per ogni possibilità che poteva cogliere. Tuttavia, lui era molto più grande. La tirò indietro e la inchiodò sotto di sé. Emma era frenetica per il panico. Doveva sfuggirgli. Doveva e basta.
" Sarebbe più facile se tu restassi ferma e accettassi semplicemente la cosa", ringhiò.
"Non lo farò! Non lo voglio! Per favore, fermati!" Emma si dimenava sotto di lui. La inchiodò più forte al letto. Le sue forze stavano svanendo e si rese conto con terrificante chiarezza che non aveva alcuna possibilità contro di lui. Pensava di aver conosciuto il male prima, ma quell'uomo viveva nelle profondità della depravazione. Aveva pienamente intenzione di prenderla con la forza.
" Sembra che dovrò spezzarti. Proprio come tutti gli altri. All'inizio combattono tutti. Ma poi imparano quanto sarà più facile la loro vita quando si arrendono e basta", rispose, mettendole una mano sul viso. Emma ci provò. Voltò la testa e gli morse la mano grassa e carnosa più forte che poteva. Lui ruggì di dolore e si allontanò da lei che si curava la ferita. Lei rotolò giù dal letto. Spogliata e spaventata, cercò di aprire la porta, ma le sue mani tremanti non le servivano a niente. Il suo respiro usciva a singhiozzi, ansiosi. La serratura finalmente si aprì e si trovò di fronte a uno spettacolo che non si aspettava.