Capitolo 17 n.17
La luce del sole entrava a fiotti dalla finestra. Danzava negli occhi di Emma, svegliandola. Per qualche istante era confusa, non ricordava dove si trovasse. La notte prima le riaffiorò nella memoria. Dopo le loro scappatelle in piscina, Will l'aveva portata in casa, in una delle camere da letto, e l'aveva fatta venire finché non era più in grado di formulare frasi. Era fuori di sé, un animale che reclamava la sua compagna.
Si dimenava, ricordando ogni tocco di Will. Il modo in cui la consumava solo con lo sguardo. Il modo in cui le sue mani le afferravano bruscamente i fianchi mentre lei si sbatteva dentro di lei più e più volte. Poteva ancora sentire i suoi ringhi primordiali mentre la reclamava. Il ricordo la fece rabbrividire. Voglio farlo di nuovo.
Il suo corpo giaceva esausto su quel letto, nudo e sfinito. Cercò Will nella stanza, ma non lo trovò da nessuna parte.
"Will?" chiamò . Sembrava che fosse sola. La stanza era più piccola della stanza d'albergo in cui si incontravano di solito, ma l'arredamento era più elaborato. I mobili erano di un profondo e ricco legno di ciliegio. Le tende erano spesse e pesanti con disegni opulenti. Guardò di lato al letto e notò una pila di soldi sul comodino accanto a lei. Il ricordo della notte incredibile svanì e fu sostituito dalla rabbia. La stava trattando come una squillo. Furiosa, spense il telefono che le aveva dato. Forse erano in un accordo contrattuale, ma lei non sarebbe stata trattata come il suo giocattolo sessuale, come qualcosa di cui poteva usare e abusare come voleva. Era una persona e si aspettava di essere trattata con rispetto.
" Come osa?" borbottò tra sé e sé mentre si alzava dal letto. "Quel playboy buono a nulla, fastidioso e vanitoso. Ugh, lo odio!" Emma lo maledisse sottovoce per tutto il tempo che le ci volle per prepararsi a tornare al dormitorio. Si vestì con alcuni vestiti che trovò nella stanza, scegliendo di nuovo l'outfit più semplice che riuscì a trovare.