Capitolo 140
Quando tutti i miei arti sono intorpiditi e non riesco nemmeno ad alzare le braccia per tirare pugni, mi siedo davanti alla nuova borsa e fisso il buco che ho fatto. Le viscere di imbottitura e sabbia che si riversano sul pavimento davanti a me. Non so nemmeno quando si è rotta. Fisso e piango, lascio che l'esaurimento emotivo prenda il sopravvento e una parte malata e contorta di me spera che lo sentano. Che lo sentano fino in fondo e che li faccia cadere in ginocchio. Voglio che sentano il dolore e la sofferenza a cui hanno contribuito, inconsciamente o meno.
A un certo punto la stanchezza deve aver preso il sopravvento, perché la cosa successiva che ricordo è che i miei occhi si aprono di scatto al suono di voci. Voci arrabbiate, ma sussurrate. Mi sforzo di ascoltare mentre osservo l'ambiente circostante.
"Si è rotta tutte le ossa di entrambe le mani..."
Pareti bianche, le pareti della mia camera da letto sono bianche, giusto?
"Com'è possibile, se non è rimasta lì sotto per così tanto tempo?"